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Uno sguardo oltre la malattia - Looking beyond sickness

Sono Valentina Todeschini e sto frequentando l'ultimo anno del corso Magistrale in "Psicologia dello Sviluppo e dell'Educazione" all'Università degli studi di Padova. Attualmente sto svolgendo un tirocinio di 350 ore nel dipartimento di onco-ematologia dell'Ospedale Borgo Roma a Verona. Sto preparando una tesi sull'importanza del pensiero positivo (ottimismo, resilienza e speranza) dei bambini in relazione alla loro malattia, mettendo a punto programmi formativi al fine di incrementare le loro abilità e potenzialità.



I’m Valentina Todeschini and I’m a last-year student of the Graduate Course in “Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione” (Psychology of development and education) at Padua University. I’m doing a 350-hour stage in the onco-hematology department of Borgo Roma Hospital at Verona. I’m doing a master thesis on the importance of positive thinking (optimism, resilience and hope) on children in their relationship with sickness, doing educative programs in order to improve abilities and potentialities of these children.

Quando pensiamo ad un bambino malato di cancro il più delle volte lo immaginiamo così.. 
E subito si sente un nodo in gola, un senso di tristezza, e il pensiero si focalizza quasi inevitabilmente sulla malattia e quanto dovrà soffrire per riuscire a sopravvivere. 
Involontariamente in questi attimi ci stiamo dimenticando che lui è un bambino e che come tale anche lui può:  ridere, divertirsi, imparare, studiare, avere amici, combinare guai ed essere sgridato come tutti gli altri bambini. 
Non sopporto le persone che dicono: “Sei brava ad andare in quei posti, io non ce la farei mai!”. 
Io non sono brava, sono una persona normale senza super poteri, ho solamente cambiato il mio punto di vista. 
Se noi interagiamo con questi bambini facendo attenzione solo ai loro limiti, ai deficit che la malattia comporta, non teniamo in considerazione altri aspetti importanti della loro vita, ma li trattiamo solo ed esclusivamente come pazienti, avendo paura di affezionarci (perché non si sa mai … magari può morire, devo tutelarmi!) e a volte guardandoli con quell’aria di compassione che dà a loro un’ulteriore conferma della malattia. 

Invece, se cambiamo il nostro punto di vista e li consideriamo bambini a tutti gli effetti, con il diritto di vivere appieno la propria vita, di sperimentare gioie ed esperienze, le cose forse potrebbero cambiare. Dobbiamo focalizzarci sulle risorse personali, sulle doti che possiedono, in modo da riuscire a implementare programmi educativi atti a potenziare queste abilità. 

Quando pensiamo ad un bambino malato di cancro il più delle volte lo immaginiamo così.. 
E subito si sente un nodo in gola, un senso di tristezza, e il pensiero si focalizza quasi inevitabilmente sulla malattia e quanto dovrà soffrire per riuscire a sopravviquesti attimi ci stiamo dimenticando che lui è un bambino e che come tale anche lui può:  ridere, divertirsi, imparare, studiare, avere amici, combinare guai ed essere sgridato come tutti gli altri bambini. 
Non sopporto le persone che dicono: “Sei brava ad andare in quei posti, io non ce la farei mai!”. 
Io non sono brava, sono una persona normale senza super poteri, ho solamente cambiato il mio punto di vista. 
Se noi interagiamo con questi bambini facendo attenzione solo ai loro limiti, ai deficit che la malattia comporta, non teniamo in considerazione altri aspetti importanti della loro vita, ma li trattiamo solo ed esclusivamente come pazienti, avendo paura di affezionarci (perché non si sa mai … magari può morire, devo tutelarmi!) e a volte guardandoli con quell’aria di compassione che dà a loro un’ulteriore conferma della malattia. 

Invece, se cambiamo il nostro punto di vista e li consideriamo bambini a tutti gli effetti, con il diritto di vivere appieno la propria vita, di sperimentare gioie ed esperienze, le cose forse potrebbero cambiare. Dobbiamo focalizzarci sulle risorse personali, sulle doti che possiedono, in modo da riuscire a implementare programmi educativi atti a potenziare queste abilità. 

Quindi nel mio piccolo so che il bambino sta male, ma penso che nel momento in cui sono con lui, quando il contesto è favorevole posso farlo divertire, farlo star bene, essere spensierato, ascoltarlo, educarlo e a volte anche sgridarlo. 

L’intervento che un consulente può fare all’interno del reparto di oncoematologia pediatrica si concentra nell’area della prevenzione, della diagnosi precoce, trattamento e valutazione delle conseguenze psicosociali della malattia. Curare un paziente quindi non significa solo curarlo dalla malattia ma tenere sempre in considerazione 

tutti gli aspetti psicologici, fisici, mentali e relazionali del fanciullo cercando di migliorare le sue capacità di adattamento e le l’affinamento/insegnamento di nuove strategie di coping 
L’ottica quindi è che Il bambino deve essere compreso nella sua complessità e non solo sulla malattia.

Per ulteriori informazioni clicca qui:

https://drive.google.com/file/d/0B5S5rwKpZvb8ZkNKbGZtdjRkZmM/edit?usp=sharing




If we take care of these children paying attention only about deficits and limits that sickness implies, we don’t consider other important aspects of their lives, we treat them only as patients, having fear of loving them (they may die and I can’t get affectionate too much with them) and we finish watching them with a compassionate eye which give the children another confirm of being sick.

If we change our point of view and we consider them fully as children, with the right of living their lives in a full way, being able to experience joys and experiences, things may change. We should focus on the personal resources, on their strengths to being able to implement educative programs to improve these abilities.

In other words, even if I know that the children are sick, I have the opportunity to think that in the moment we are together and the situation is fairly good I can listen, play and interact with them as children, I can make them happy, feeling good, being heedless, and sometimes also reproach them.

The actions that a counselor can do in the department of pediatric onco-hematology focus on the prevention, early diagnosis, treatment areas and on evaluation of psycosocial consequences of sickness. Taking care about patients does not mean only getting rid of sickness but means also a constant care of their psychological, physical, mental and relational aspects, being able to improve staying in hospital.

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