"Special Needs"...Come genitore , una volta ho usato questo termine per descrivere mio figlio... Perché? Perchè è questo il termine che ho sentito pronunciare dalla bocca di altri genitori , terapisti, educatori e medici . Ma ho smesso di usarlo anni fa, quando mi sono reso conto che genera pietà. Provate a dire ad un conoscente: "Mio figlio ha un -bisogno educativo speciale-" La risposta più prevedibile è un triste " Ohhh ... ", accompagnato da una pacca simpatico sulle spalle. Peggio ancora , alcuni aggiungono: "Mi dispiace tanto... " La cosa peggiore è che tutto ciò possa accadere in presenza del bambino!
... Tra le cose peggiorI aggiungerei anche che molti accademici e ricercatori promuovono la propria immagine "scientifica" suppurtando di fatto visioni speciali, modelli medici e differenziali che già in passato hanno portato alla realizzazione di interventi educativi separati che vengono delegati a pseudospecialisti dell'educazione e dell'apprendimento formati da altrettanto "speciali" percorsi formativi.
Hello to everyone! I invite you all to go against labels to reduce “The power of labels to stigmatize, create self-fulfilling prophecies and reduce or enhance self-images” (J. Dan Rothwell)
Condivido! Lavoriamo tutti per ridurre “il potere delle etichette di stigmatizzare, di creare profezie che si autoavverano e di ridurre o enfatizzare l’immagine di se stessi” (J. Dan Rothwell)
anch'io sono una persona con Bisogni Speciali.... come tutti voi credo :-) Anche il mio primo genito ha bisogni speciali. La sorellina di 4 anni infatti non ha bisogno come lui di coccole materne. Lei infatti, come tutte le bambine, è meno mammona ma un bisogno speciale ce l'ha anche lei. I medici ci hanno detto, dopo una gastroscopia, che è Celiaca.
Quando, poco fa, la nonna le ha detto affettuosamente: "Tu sei speciale!" ha risposto, forse ripetendo una frase sentita a scuola: "Non sono speciale; sono una bimba normale! Ho solo bisogno di mangiare cibi senza glutine altrimenti il mio pancino si gonfia!"
I medici ci hanno detto che questo bisogno speciale non è un malattia di quelle che si cerca di curare con farmaci ma una caratteristica individuale che può essere benissimo gestita evitando cibi contenenti traccie di glutine. Lei quindi non è speciale come non è speciale un bambino con gli occhi azzurri. L'intolleranza al glutine è causa di bisogni speciali ma non per questo e piu' speciale di chi ha gli occhi azzuri.
Tutti abbiamo bisogni speciali o siamo diversamente abili. C'è chi ha più bisogno di lavorare in luoghi luminosi e chi è più abile nella corsa. Questo perché siamo tutti diversi l'uno dall'altro ed etichettare le persone in base ad una diagnosi medica (celiachia, ipoacusia, ipovisione, cerebrolesione) è utile solo in pochi ambiti. Usato in altri contesti (scuola, università, lavoro) è quasi sempre causa di pregiudizzi e di segregazione. Ogni persona ha bisogni speciali ma facciamo attenzione alle parole: un bimbo speciale è un bimbo che non può fare le stesse cose che fanno i coetanei normali; non può quindi nemmeno frequentare gli stessi luoghi, le stesse spiaggie, le stesse piazze, gli stessi parchi ma solo luoghi speciali, detti ghetti, per persone speciali.
I cosidetti "bisogni speciali" non sono causa di palesi discriminazione solo in età scolastica ma anche nel mondo del lavoro. Nel proprio CV è bene indicare titoli di studio, esperienze lavorativi, interessi culturali e persino l'appartenenza a categorie protette ma attenzione: MAI far sospettare eventuali "bisogni speciali" generici. Ormai tutti sanno che quasi sempre chi ha una disabilità motoria o sensoriale è un ottimo lavoratore ma lo stigma ed i pregiudizi verso chi dichiara "bisogni speciali", "diverse abilità" o un generico "altro tipo di disabilità" che non è fra quelle fisiche (motorie+sensoriali) è altissimo. Quasi sempre il non voler dichiarare il tipo dei "bisogni speciali" nasconde qualcosa di inconfessabile: "autismo, schizzofrenia, cerebolesioni acquisite, disturbi evolutivi, ritardi mentali, ...". Nessun datore di lavoro in Italia vuole un potenziale psicolabile fra i piedi. Meglio pagare eventuali multe. E' un fatto però che i maggiorenni con "bisogni speciali" diversi da quelli motori o sensoriali sono in aumento in tutto il mondo dati i limiti della diagnosi prenatale. L'ansia del "figlio perfetto" è responsabile del crollo della nascita di bimbi down ma non essendo facile diagnosticare difetti del sistema nervoso durante la gravidanza il numero di bambini "certificabili" è in aumento; inoltre è impossibile predirre disturbi evolutivi con un grado di certezza tale da motivare un aborto terapeutico. Per questo scuole e università si trovano a dover affrontare problematiche nuove e complesse con sempre meno risorse.
"Special Needs"...Come genitore , una volta ho usato
RispondiEliminaquesto termine per descrivere mio figlio... Perché? Perchè è questo il termine che ho sentito pronunciare dalla bocca di altri genitori , terapisti, educatori e medici . Ma ho smesso di usarlo anni fa, quando mi sono reso conto che genera pietà.
Provate a dire ad un conoscente: "Mio figlio ha un -bisogno educativo speciale-"
La risposta più prevedibile è un triste " Ohhh ... ", accompagnato
da una pacca simpatico sulle spalle. Peggio ancora , alcuni aggiungono:
"Mi dispiace tanto... "
La cosa peggiore è che tutto ciò possa accadere in presenza del bambino!
... Tra le cose peggiorI aggiungerei anche che molti accademici e ricercatori promuovono la propria immagine "scientifica" suppurtando di fatto visioni speciali, modelli medici e differenziali che già in passato hanno portato alla realizzazione di interventi educativi separati che vengono delegati a pseudospecialisti dell'educazione e dell'apprendimento formati da altrettanto "speciali" percorsi formativi.
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RispondiEliminaHello to everyone! I invite you all to go against labels to reduce “The
power of labels to stigmatize, create self-fulfilling prophecies and
reduce or enhance self-images” (J. Dan Rothwell)
Condivido! Lavoriamo tutti per ridurre “il potere delle etichette di
stigmatizzare, di creare profezie che si autoavverano e di ridurre o
enfatizzare l’immagine di se stessi” (J. Dan Rothwell)
Salve,
RispondiEliminaanch'io sono una persona con Bisogni Speciali.... come tutti voi credo :-) Anche il mio primo genito ha bisogni speciali. La sorellina di 4 anni infatti non ha bisogno come lui di coccole materne. Lei infatti, come tutte le bambine, è meno mammona ma un bisogno speciale ce l'ha anche lei. I medici ci hanno detto, dopo una gastroscopia, che è Celiaca.
Quando, poco fa, la nonna le ha detto affettuosamente: "Tu sei speciale!" ha risposto, forse ripetendo una frase sentita a scuola: "Non sono speciale; sono una bimba normale! Ho solo bisogno di mangiare cibi senza glutine altrimenti il mio pancino si gonfia!"
I medici ci hanno detto che questo bisogno speciale non è un malattia di quelle che si cerca di curare con farmaci ma una caratteristica individuale che può essere benissimo gestita evitando cibi contenenti traccie di glutine. Lei quindi non è speciale come non è speciale un bambino con gli occhi azzurri. L'intolleranza al glutine è causa di bisogni speciali ma non per questo e piu' speciale di chi ha gli occhi azzuri.
Tutti abbiamo bisogni speciali o siamo diversamente abili. C'è chi ha più bisogno di lavorare in luoghi luminosi e chi è più abile nella corsa. Questo perché siamo tutti diversi l'uno dall'altro ed etichettare le persone in base ad una diagnosi medica (celiachia, ipoacusia, ipovisione, cerebrolesione) è utile solo in pochi ambiti. Usato in altri contesti (scuola, università, lavoro) è quasi sempre causa di pregiudizzi e di segregazione. Ogni persona ha bisogni speciali ma facciamo attenzione alle parole: un bimbo speciale è un bimbo che non può fare le stesse cose che fanno i coetanei normali; non può quindi nemmeno frequentare gli stessi luoghi, le stesse spiaggie, le stesse piazze, gli stessi parchi ma solo luoghi speciali, detti ghetti, per persone speciali.
Chi parla male pensa male ed agisce peggio!
Firmato: Un papà con bisogni speciali
I cosidetti "bisogni speciali" non sono causa di palesi discriminazione solo in età scolastica ma anche nel mondo del lavoro. Nel proprio CV è bene indicare titoli di studio, esperienze lavorativi, interessi culturali e persino l'appartenenza a categorie protette ma attenzione: MAI far sospettare eventuali "bisogni speciali" generici. Ormai tutti sanno che quasi sempre chi ha una disabilità motoria o sensoriale è un ottimo lavoratore ma lo stigma ed i pregiudizi verso chi dichiara "bisogni speciali", "diverse abilità" o un generico "altro tipo di disabilità" che non è fra quelle fisiche (motorie+sensoriali) è altissimo. Quasi sempre il non voler dichiarare il tipo dei "bisogni speciali" nasconde qualcosa di inconfessabile: "autismo, schizzofrenia, cerebolesioni acquisite, disturbi evolutivi, ritardi mentali, ...". Nessun datore di lavoro in Italia vuole un potenziale psicolabile fra i piedi. Meglio pagare eventuali multe. E' un fatto però che i maggiorenni con "bisogni speciali" diversi da quelli motori o sensoriali sono in aumento in tutto il mondo dati i limiti della diagnosi prenatale. L'ansia del "figlio perfetto" è responsabile del crollo della nascita di bimbi down ma non essendo facile diagnosticare difetti del sistema nervoso durante la gravidanza il numero di bambini "certificabili" è in aumento; inoltre è impossibile predirre disturbi evolutivi con un grado di certezza tale da motivare un aborto terapeutico. Per questo scuole e università si trovano a dover affrontare problematiche nuove e complesse con sempre meno risorse.
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