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Un romanzo per raccontare i dimenticati e la salute mentale - LA PRIMA VERITA’ di Simona Vinci


Isola di Leros
Il Romanzo di Simona Vinci, vincitore del Campiello 2016,  racconta personaggi che sono ispirati a fatti reali, avvenuti in una manicomio Lager che non è una leggenda, ma una realtà documentata. 
La storia si dipana a Leros, isola greca dell’arcipelago del Dodecanneso, ora meta turistica e isola degli sbarchi dei profughi siriani che vogliono raggiungere il Pireo.
Dalla sua fondazione nel 1959 il Manicomio dell’isola fu l’occasione di lavoro dei locali agricoltori e pescatori che si improvvisarono infermieri e guardiani. Nella struttura  venivano reclusi i diversi, i disadattati, i bisognosi, i malati, che nella società non trovavano posto compresi gli esiliati politici e, durante la dittatura dei colonnelli anche i dissidenti politici.

Alcune persone internate a Leros

 

Alla fine degli anni ’80 la terribile situazione in cui si trovavano persone diventate fantasmi senza alcuna dignità fu portata alla ribalta internazionale e arrivarono gli psichiatri della scuola di Trieste  di Franco Basaglia.
 L’orrore finì alla fine degli anni ’90 con la chiusura del manicomio e gli ex internati fecero ritorno a casa, o furono introdotti in comunità o fecero parte di una cooperativa sociale che ancora oggi esiste.


E’ la storia di Angela, studentessa di Giurisprudenza all’Università di Padova, impegnata nella stesura della  tesi di laurea in Diritto Civile sul tema dell’abuso di diritti umani in Europa, che viene colpita dal servizio di John Merrit che dalle pagine dell’ “Observer “ aveva nel 1989 portato l’attenzione mondiale su Leros e decide di partire per l’isola al seguito di un gruppo di operatori psichiatrici triestini che avrebbero lavorato alla deistituzionalizzazione dell’ospedale.
 
Le prime pagine del romanzo  ci raccontano la foto di una bambina nuda legata ad un lettino di ferro con le sbarre bianche, scattata in un’ospedale psichiatrico torinese e pubblicata  nel 1970 sulla pagina centrale dell’ “Espresso”  con il titolo “ Ma è per il suo bene”.  Il successivo scandalo favorì la conoscenza di abusi di contenzione ed elettrochoc praticate su bambini “ ineducabili”, pericolosi attraverso sé e per gli altri, in cui Angela si riconosce per le difficoltà della sua infanzia.
“Ogni storia è una storia di fantasmi, e questa non fa eccezione” ,  e questa  è una storia di abbandonati, reclusi, dimenticati, presenze fatte vedere e parlare dalla scrittura ma che arrivano al lettore come “ ricordi che vengono dal futuro”.

 

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