Sono passati quarant’anni da quel 13 maggio 1978 quando il
Parlamento approvò a grande maggioranza la Legge 180 titolata “Accertamenti e
trattamenti sanitari volontari e obbligatori " rendendo inutile la
consultazione popolare prevista nel successivo mese di giugno con la proposta
di referendum abrogativo della Legge n. 36 del 1904, che era una Legge di
ordine pubblico e come tale definiva il manicomio come un posto deputato alla
vigilanza e non alla cura. La politica affrettò i tempi di approvazione della
Legge nel timore che l’opinione pubblica fosse sfavorevolmente orientata
dal clima di tensione e dal terrorismo, la Legge è stata infatti approvata solo quattro
giorni dopo il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro.
Il provvedimento è comunemente conosciuto come legge ”Basaglia”, il nome dello psichiatra veneziano che si era specializzato in Malattie nervose e mentali presso la clinica neuropsichiatrica di Padova che già dal 1970 propugnava la soppressione delle strutture manicomiali per porre al centro la dignità della persona.
Nonostante l’ambiguità e la contraddittorietà di alcune enunciazioni,
l’approvazione della Legge 180 rappresentò una conquista di civiltà, che si trasfuse pienamente appena sei mesi dopo la sua approvazione nella Legge n. 833 istitutiva del Servizio sanitario nazionale.
vuol dire non negare la sofferenza, ma rifiuto a considerarla dimensione totalizzante della persona
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